mercoledì 7 gennaio 2009

adolescenti funamboli

Ciao!

Sto leggendo un libro di Paolo Crepet, famoso (e io aggiungo BRAVO) psichiatra e sociologo. Ieri mi ha colpito un racconto che riporto...

Crepet ricorda di quando era bambino e ogni anno in un certo periodo arrivava in città il circo. Ci andava sempre insieme a suo nonno, impaziente più di lui di vedere lo spettacolo. Al nonno, racconta sempre Crepet, piaceva soprattutto il numero del funambolo...
Quando costui saliva sulla corda, il nonno veniva come rapito e stava lì estasiato, fermo con la testa verso l'alto a guardare...
L'equilibrista può eseguire il suo numero solo estraniandosi da tutto e tutti, senza pensare a niente e a nessuno: dunque, continua sempre lo psichiatra, senza dipendere da nessuno. Così, nel ripensare all'entusiasmo del nonno riversato, nei giorni a seguire, nei racconti delle gesta del circense, Crepet sente una sensazione di amarezza...

Amarezza per quello che rappresenta il funambolo: indifferenza. Non appartenere,non aggrapparsi ad una storia, non possedere un'esistenza. Indifferenza è percepire il nulla, il vuoto e costruirci attorno una casa capace di difendere da tutto. Indifferenza è abbeverarsi di anestesia. (...) Indifferenza è sospensione di luoghi, radici, identità. Indifferenza è vuoto di relazione, assenza sensoriale, totale privazione d'affetto, sottrazione morale.
Molti adolescenti assomigliano a quegli equilibristi russi ma non lo sanno. Camminano sospesi sopra teste di adulti che non guardano in su, verso quelle corde tese, né si accorgono degli sforzi immani di quei giovani per dire che vivono, della loro angoscia di non poter guardare alle cose terrene, alla realtà così afona ormai. Indifferenti costretti a camminare sopra adulti indifferenti, perché non c'è contaminazione tra gli uni e gli altri, solo uno spazio vuoto dove volteggia il silenzio. Eppure i ragazzi non vorrebbero dover deambulare così lontani dal mondo, vorrebbero contatti, strette di calore.

Non tutti gli adulti guardano per terra, qualche drogato di fantasia come mio nonno c'è. I ragazzi dovrebbero fare più attenzione: tra di noi, qualcuno che non ha solo occhi ma sguardi, cercando bene, lo si potrebbe pure trovare.

Io, Silvia, sono tra questi.

Bye,
Silvia

In violetto sono riportati parti del testo originale di Crepet, tratto da "La gioia di educare - Voi, noi"

4 commenti:

Veneris ha detto...

Bella la definizione di indifferenza di Crepet, spero davvero di essere anche io fra quelli che oltre agli occhi hanno anche sguardi. A volte ci si può anche perdere. Complimenti, Un saluto

Anonimo ha detto...

Ciao silvia! alla fine ce l'ho fatta..=) pazzesco.. mi piace il tuo blog! Adesso che ho imparato verrò più spesso=).. intanto ci vediamo lunedì in palestra così ne parliamo anche lì=) bacioni intanto..

Anonimo ha detto...

ah mi sono dimenticata di firmarmi.. bacioni Tanja=) ihih

FataRoby ha detto...

....grazie per questo post Silvia, colpisce nel segno....