martedì 5 ottobre 2010

ode al cimice

Ciao!

Stamane ho appena appena aperto la finestra per far uscire il vapore della doccia... che ecco entrare subito la bestia immonda! In piena filosofia zen, ma anche peace and love, ho deciso di non affrontarla, bensì di comporre la seguente ode...


Come goccia di smeraldo opaco,
ronza il cimice vagabondo.
Sciagurato e ignaro per condizione d'avverso destino,
si prodiga in evoluzioni dall'esito incerto.
Sovente disarcionato da traiettorie infelici,
impotente agita gl'arti invocando, muto, provvidenziale aiuto.
Lesto ha da venire il colpo di reni
per evitare la triste sorte dell'atterramento perpetuo e maleodorante!
Intrigante bestiola, tozza creaturina,
incrocio tra un ragno e un paracarro anni '70,
con tutti i bucolici e verdi prati di settembre che ci sono,
pronti ad accogliere le tue probabili qualità nascoste,
perché, di grazia, persisti nel tentativo maldestro
di atterrare sul mio balcone
perendovi poi di morte cruenta?

Bye,
Sly

3 commenti:

Anonimo ha detto...

questo succede quando ci si corica alla sera col cinghiale sullo stomaco. C'è chi poi trova forme di liberazione per altre vie e chi invece sfoga la sua vis poetica col primo che incontra, fosse anche un innocuo, pur se puzzolente, insetto.

pippuz

oceanomare ha detto...

ih ih ih, caro il mio babbuz! :-) E pensare che quando ero piccola e alla mattina mi preparavi il the riuscivo ad elaborare appena un grugnito... :-)

Anonimo ha detto...

...magnifica come sempre Silvia...bacio