sabato 17 gennaio 2015

Democrazia intellettuale



Ciao!

Tutto sommato aggiornare un blog non è particolarmente impegnativo dal punto di vista degli spunti di discussione. Detti anche polemiche. Ogni giorno ce n'è una: un po' perché siamo veramente bravi a creare situazioni imbarazzanti, un po' perché alla gente non passa più e polemizzare occupa quel poco di neurone rimasto per qualche tempo. Tant'è che si finisce per controbattersi con veemenza anche dove si è in sostanza d'accordo.

La libertà di parola sui social e il fatto che i social abbiano preso eccessivamente piede presso chiunque, ha portato ad una tecnica di espressione parecchio discutibile e fastidiosa, basata sull'offesa gratuita e sull'arroganza. Anche scrivendo si riesce ad ottenere ragione urlando... Ciò che più non sopporto è la mania di dare dell'idiota a chi non la pensa come te, a prescindere dalle motivazioni.
Voglio dire, è idiota chi spara sentenze senza informarsi e le spara pure borioso. Ma chi si forma un'idea io lo stimo. Anche se diversa dalla mia, o forse soprattutto per quello: non sopporto i caproni opportunisti di cui è pieno il mondo.

Veniamo quindi alla polemica della settimana: la liberazione di Vanessa e Greta, due ragazze italiane rapite in Siria circa sei mesi fa. Si vocifera che sia stato pagato un riscatto di dodici milioni, ma ovviamente il ministro degli esteri nega. Cerchiamo di capirci subito: la vera verità probabilmente non si saprà mai, ma in ogni caso se c'è ancora qualcuno che crede a quello che dichiarano i ministri... beato lui! 
Parlando in termini molto freddi, il riscatto ha dell'assurdo: per salvare due anime abbiamo finanziato terroristi sull'acquisto di armi che ne ammazzeranno ben più di due, di anime. Bisogna anche smetterla di ragionare a "Le salvo perché sono italiane" perché se no tutti i discorsi pacifisti del siamo tutti fratelli e io sono Charlie diventano un po' delle prese in giro. Come bisogna smetterla di ragionare a "Pensa se si trattava di una tua parente" perché se no dovrei piangere fiumi di lacrime ogni giorno per i morti dall'Australia all'Uzbekistan, dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno! Suvvia, nelle questioni internazionali o di vasto raggio bisogna essere asettici e quando c'è un dolore personale bisogna portare rispetto al dolore anche se minimo, ma non mescoliamoli in ingenue pantomime o in giochini di tornaconto mediatico!

Poi c'è la questione di cosa ci facevano queste qua in Siria da sole. Già. Voglio dire, se devi fare volontariato affidati almeno a qualche organizzazione specifica. E se non ti va o preferisci seguire una tua linea e rischiare... rischia! E sinceramente, che uno rischi così tanto solo per portare aiuti che potrebbe portare anche con meno pericoli, a me puzza parecchio. E infatti, una volta rapite, il web ha scovato notizie alquanto ambigue sulle finalità delle due ragazze e sulle loro frequentazioni e contatti. Ambigue e contraddittorie sia per la loro posizione, che per quella del governo italiano rappresentato dal succitato ministro degli esteri... Ti credo che andavano liberate, se no sai che casino saltava fuori se mandi due ragazze a morire così? Sempre che poi le due in questione fossero veramente ingenue.
C'è da dire che le due signorine, infatti, sono tornate ben pasciute per essere state sotto prigionia siriana per circa sei mesi...

Ora, scusate ma io ho un punto debole. Uno solo, sia chiaro... ;-)
Cioè, quando succedono questi fatti il pensiero mi va immediatamente alla vicenda del povero Callipari, morto per salvare un'ignorante Sgrena, giornalista che ha voluto fare la sborona rischiando dove sapeva di non potere e infatti è stata beccata. Ma il fatto ancor più grave è il comportamento strafottente e indelicato (chiamiamolo indelicato!) della Sgrena negli anni successivi. Che se io fossi una parente di Callipari le avrei già tirato un cartone sui denti!
Perché scrivo questo: oltre che per giustificare una mia umanità che mi porta, come tutti, ad avere delle spinte emotive verso certe prese di posizione, lo scrivo anche per riagganciarmi con il discorso iniziale del confronto di idee. Il problema non è avere idee differenti, il problema è riuscire ad averle in quanto nate da una conoscenza dei fatti, da una cultura, da un ragionamento proprio. Ma soprattutto, ottimismo o meno, da un senso della realtà: come si fa ancora a credere che quello che ci dicono i governanti sia la vera verità? Come possiamo ancora pensare che le notizie dei giornali non siano pilotate ad arte? Come si fa a credere di essere noi cittadini il fulcro dei pensieri dei nostri governanti???
Sia chiaro, intendo governanti di tutto il mondo, mica solo i nostri. Anzi, forse noi siamo anche quelli più baucchi. In America e in Russia ci sanno fare con più esperienza, anni e anni di allenamento all'occultamento...

Dobbiamo reimparare a coltivare la cultura delle idee, del ragionamento. Non c'entra la destra e la sinistra, non c'entra il giusto e lo sbagliato su cose ovvie quanto il sole e la luna. C'entra l'uso di quel povero neurone abbandonato che ancora però ci rimane aggrappato alle pareti del cervelletto con tenacia, come Manolo alla roccia.

Ah, a tal proposito: siamo d'accordo tutti, spero, che le due tipe sprovvedute non hanno niente a che fare con i due marò, vero? Bene.

Bye,
Sly    

domenica 11 gennaio 2015

Io sono razzista



Ciao!

Un post sui fatti di Parigi era doveroso, anche se non è facile affrontare la selva di argomenti che si aprono da un episodio del genere. E poi, sappiatelo e immaginatelo dal titolo del post, non sarò dolce.

Il fatto: in Francia il giornale Charlie Hebdo pubblica vignette satiriche abbastanza pesanti e spesso di cattivo gusto. Su qualsiasi tematica, su qualsiasi religione e su qualsiasi stato. Solo che, mentre nell'occidente cristiano si fa a meno di comprare il giornale se si dissente sui contenuti, nell'occidente mussulmano si arruolano tre teste calde e le si manda in redazione a Parigi a sparare ai vignettisti. Dodici morti. Poi si scappa, si viene inseguiti, si prendono ostaggi, si spara ancora uccidendo poliziotti (altrettanto musulmani, fatalità...) e alla fine si muore comunque, ma con un'altra decina di vittime sparse lungo il tragitto.

Ora, partono varie considerazioni: sulla paura di attentati in Europa, sulla libertà di stampa, sulla tanto declamata tolleranza razziale in Francia (gli attentatori erano mussulmani francesi di seconda generazione), sulle idee della Fallaci che anticipavano questi fatti e altri, e chi più ne ha più ne metta.
Intanto trovo sbagliato paragonare, come è stato fatto, la sparatoria al giornale francese con l'attentato alle Torri gemelle del 2001, seppure la provenienza ideologica del gesto (e forse anche i manovratori occulti) siano gli stessi. Voglio dire, considerando già solo il numero delle vittime e il fatto che siano finite dentro al "mucchio" solo perché si trovavano nelle Torri, non è come a Parigi che il bersaglio era ben preciso. Questione di rispetto delle proporzioni e della sfortuna, voglio dire.

Sulla libertà di stampa credo ci sia poco da dire: è giusto che ci sia, anche se spesso si rasenta l'offesa e il dileggio senza un minimo di umanità. Certo è che per dissentire non è necessario ammazzare.
Uccidere fa parte della strategia successiva: quella del terrore. Ne sappiamo qualcosa noi in Italia con mafia, camorra, 'ndrangheta, Brigate Rosse, tangenti e poi chissà che altro esiste! Pensiamoci: siamo terrorizzati (e i terroristi lo sanno bene, visto il nome che portano poi...) da venti morti in quanto avvenute per mano islamica, ma le centinaia di morti per opera delle organizzazioni criminali ce li siamo dimenticati? Beh, certo, come fra qualche tempo succederà per i vignettisti di Charlie Hebdo. Scalpore esagerato, fiammata imponente e poi tutto procede come prima. L'attacco dell'11 settembre 2001 ci ha segnati un po' di più, è vero, ma adesso pensateci un po' e ditemi come vi sentite... E pensate agli anni di piombo... la mia generazione (e non siamo vecchi!) mica sa niente, anzi in troppi sperano nel ritorno delle BR. In tanti nel ritorno del fascismo.
Quello che voglio dire è che, probabilmente anche contro le speranze degli stessi terroristi, c'è un'ignoranza storica che ci pervade, l'ignoranza non tanto delle date e dei nomi, ma dei contenuti ideologici e delle loro conseguenze. L'ignoranza sulla ciclicità della storia.

E qui mi aggancio ad un altro aspetto: ovviamente la televisione e le radio, e i social, si sono accesi di post e dibattiti sull'islamismo, sui mussulmani, sui terroristi, andando a scomodare papi e crociate e Corano e vangeli! Incalzati da un tam tam di informazioni continuo, culminato con la diretta dell'ultima strage... c'erano più telefonini e telecamere che armi, ma la strage si è compiuta ugualmente. Ora, ben venga se ogni tanto rispolverare certi argomenti può contribuire a fare cultura... ma bisogna anche conoscerli questi argomenti! Se ne sono sentite di ogni! Penso che qualcuno possa anche essersi inventato pezzi di Corano pur di giustificare le proprie idee... Il grave è che le mandrie di persone che seguono i media, sono quelli che guardano i programmi condotti da Barbara d'Urso, e poi ci credono alle varie boiate che sentono!!!

Infine, concluderei con una doverosa e sentita carrellata sul buonismo, anche per riagganciarmi al titolo del post. Anch'io ho sostenuto subito l'iniziativa "Io sono Charlie", non tanto perché mi piacessero le vignette, quanto perché non mi sento né terrorista né mussulmana, ma soprattutto perché sono per la libertà di pensiero e di espressione. Poi, si sa, l'espressione sa prendersi le oneste libertà a seconda dell'intelligenza che trova...
Resta però sempre il fatto che nessuno ha mai il coraggio di ammettere di essere razzista, ma alla fine in qualche modo lo siamo un po' tutti. Cito definizione di razzismo:  Ideologia che, fondata su un'arbitraria distinzione dell'uomo in razze, giustifica la supremazia di un'etnia sulle altre e intende realizzarla attraverso politiche discriminatorie e persecutorie/ estens. Ogni atteggiamento o manifestazione di intolleranza. Ecco, sia chiaro, la definizione è particolarmente cruda, ma spesso la realtà è edulcorata da atteggiamenti di comodo, da etichette sociali, ma anche da una codardia dell'essere umano. Se togliessimo i vari strati di cellophane e andassimo al vero dei sentimenti... la definizione non parla di uccidere o di torturare fisicamente, ma di perseguire il convincimento altrui alle nostre idee sì. Ora: la nostra cultura predominante è cristiana, e crediamo che sia la migliore. Se così non fosse, nulla ci vieta di "spostarci" su ideologie differenti. Stessa cosa vale per la politica o per diversi aspetti della vita dove non c'è un giusto o sbagliato, ma un preferibile. Invece c'è un'ipocrisia e una codardia in giro, che alla fine nessuno è nemmeno più capace di prendere posizione, di avere una coscienza.

Concludo ricordando che mentre ce ne stavamo tutti a guardare la tv per seguire in diretta l'inseguimento ai tre terroristi e scrivendo dappertutto #iosonoCharlie, in Nigeria venivano ammazzate duemila (duemila!) persone in un colpo solo e una bambina di dieci anni veniva imbottita di tritolo e fatta esplodere. Ma forse i neri, malgrado i tanti anni passati dall'abolizione della schiavitù, contano ancora meno dei bianchi europei. Economicamente, poi, non ne parliamo...

Mentre scrivevo a Parigi un milione di persone sfilava fini a Piazza della Repubblica come segno di coraggio e democrazia. E altre seicentomila persone facevano altrettanto nelle province. Giusto così, giusto reagire e farlo in questo modo collettivo. Ma ricordiamoci che poi da soli nei prossimi giorni dobbiamo portare avanti il messaggio, come gocce nell'oceano. Anche se mi immagino il capo di Al-Qaeda che si guarda la televisione se la ride sotto la barba immaginando tante formichine spiazzate da un calcio, mi dico che è proprio per questo che si deve perseguire lo sforzo da soli. Le marce sono solo un ipotetico summit per fare il punto della situazione e risvegliare le coscienze. 

Ok, ora ditemi pure che ho sparato una marea di scemenze. Ma qualcuno deve pur farlo.
Io sono razzista. Pacifista, però.

Bye,
Sly  

lunedì 5 gennaio 2015

La magia del sud


Ciao!

Pochi giorni fa ci lasciava il cantante Pino Mango per un infarto durante un concerto. Questa notte stessa sorte per Pino Daniele. Entrambi 60 anni.
Nasce spontanea una battuta un po' irriverente: che sia colpa dell'inquinamento? E io penso che sì, in qualche modo una forma di inquinamento c'entra...

Mango e Daniele erano entrambi meridionali, il secondo era addirittura napoletano. Scrivo addirittura perché, c'è poco da fare, Napoli e i suoi abitanti sono una cosa particolare! Lo dico da veneziana che a Napoli non c'è mai stata e chissà se mai avrà il coraggio di metterci piede. Lo dico con un po' di distacco nordico, lo ammetto. Non mi sento in colpa, si nasce e si cresce in un territorio infarcito di una certa mentalità, non si può pretendere diversamente.
Però l'inquinamento a cui accennavo prima io lo attribuisco proprio a questo nord e alla sua mentalità. Siamo inquinati di aridità emotiva.

Pino Mango a me piaceva molto e lo conoscevo di più come cantante rispetto a Pino Daniele, ma è indubbio che se anche a Venezia si arriva a cantare canzoni come "Napule è" in un napoletano improbabile, un significato lo possiamo trovare solo nell'uso del cuore nell'arte e nella vita. Quel cuore che, forse, si è spremuto troppo presto, ma che non morirà mai davvero per i tesori che ci ha lasciato.

La magia del sud sta in questi incanti e nelle sue contraddizioni. Il sud da qui sembra sempre un problema da risolvere, ma poi chissà qual è davvero il problema...

Bye,
Sly